Breve Introduzione sul Tadelakt

Il Ritratto di un Tipico Contadino Berbero del Marocco (XII Secolo)

Il Tadelakt è un’antica tecnica marocchina di decorazione a base di calce; inizialmente utilizzato per rendere impermeabili le cisterne, oggi si impiega principalmente per la realizzazione di finiture pregiate. La sua peculiarità è infatti una grande resistenza all’acqua, che permette un’ottima resa nella decorazione di bagni, facciate, hammam e fontane. La parola “Tadelakt” è una derivazione della lingua dei berberi o Imazighen (“uomini liberi”), gli antichi popoli che abitavano il Nord dell’Africa; più precisamente, proviene dal verbo dalaka, che significa strofinare, massaggiare, levigare, appianare. In mancanza di testimonianze scritte è impossibile risalire con certezza alle origini del Tadelakt, ma una delle principali ipotesi è che siano stati proprio i berberi a scoprire le grandi potenzialità delle rocce calcaree marocchine e a fare i primi esperimenti decorativi. Un’altra possibile ipotesi è che questa tecnica sia stata realizzata nel XV secolo, poco prima della Reconquista, dai musulmani dell’Andalusia. Secondo questa versione, dopo la cacciata dalla Spagna le popolazioni moresche si spostarono verso il Marocco, portando con sé le loro conoscenze e perfezionando la tecnica.

Le Origini Del Tadelakt

Bacino Idrico Giardini Menara

La lavorazione in Tadelakt più antica di nostra conoscenza è il bacino idrico artificiale del padiglione Menara, un grande giardino contenente frutteti e uliveti, situato a Marrakech. I lavori di costruzione iniziarono durante la dinastia degli Almohadi, nel XIII secolo, per ordine del califfo Abd al-Mu’min, ma il padiglione fu completato solo nel XVI secolo dalla dinastia Sa’diana. Il bacino aveva la funzione di irrigare i frutteti circostanti attraverso un complesso e sofisticato sistema di canali sotterranei: grazie a essi, riceveva acqua pura dalle montagne dell’Atlante, che distano circa 30 km da Marrakech. Nel 1985 l’UNESCO ha dichiarato i giardini Menara patrimonio dell’umanità.
Nei secoli successivi la tecnica del tadelakt è stata tramandata oralmente, senza mai essere scritta, dai maalem (letteralmente “coloro che sanno” o “coloro che possiedono abilità”): tale è il titolo onorifico conferito nel Maghreb ai maestri d’arte e di mestieri artigiani. Con il passare del tempo divenne sempre più richiesta per gli hammam, i palazzi e le abitazioni dei notabili.

Come si ottiene la calce del Tadelakt

Il Tadelakt si ottiene dalla calce prodotta nelle antiche fornaci a legna di Marrakech. Per realizzarlo vengono impiegate delle particolari pietre calcaree, frutto di millenni di sedimentazione marina (calcare impuro), che si trovano sottoterra nella zona di Marrakech, anticamente coperta dal mare. Il metodo di cottura è una tradizione tramandata oralmente da padre in figlio ed è mantenuta invariata da generazioni. Le fornaci, del diametro di circa 5 metri, si trovano in un’area appena fuori dalla città, dove le rocce calcaree vengono estratte e ammassate per la cottura. La disposizione delle pietre è molto accurata: dalle più grandi alla base fino alle più piccole in cima, si incastrano perfettamente lungo le pareti della fornace, formando una specie di volta. Successivamente la parte superiore esterna viene coperta da uno strato di argilla cruda, perché il calore non fuoriesca e si mantenga uniforme. Il fuoco è alimentato costantemente con fascine di ulivo e palma scartate durante la potatura: è necessario mantenere una fiamma alta e una temperatura interna di circa 900° C. Gli addetti alla fornace si alternano per alimentare il fuoco ininterrottamente, per un totale di circa 36 ore. Terminata la cottura, il fuoco viene spento e la fornace svuotata per poi ripetere il procedimento: questo tipo di fornace viene detto a intermittenza.

Una volta cotte e lasciate raffreddare, le pietre vengono idratate con acqua per essere ridotte in polvere e poi passate in un setaccio. Da questa lavorazione si ottengono differenti qualità di calce:

    • Prima scelta: il cosiddetto “fiore della calce”, la qualità migliore in assoluto. Viene setacciata con una rete di circa 2-3 mm ed è utilizzata per realizzare il Tadelakt più pregiato.
    • Seconda scelta: setacciata più grossolanamente, può contenere residui della cottura. Si usa per le lavorazioni in Tadelakt meno pregiate o per una finitura a calce simile all’intonachino, adatta sia agli interni che agli esterni degli edifici.

Come da tradizione, la calce viene poi messa nei sacchi traforati per la farina, che consentono l’asciugatura dell’acqua usata per l’idratazione.
La particolarità di questa calce di Marrakech è che le parti impure del calcare si comportano da inerti e non è quindi necessario aggiungere sabbia o altri aggregati. Essendo di origine marina, inoltre, assorbe tanta acqua (circa il 60% del peso totale) e la mantiene durante la lavorazione. Queste caratteristiche la rendono unica nel suo genere: ha infatti un tempo di asciugatura più lungo, dando all’operatore il tempo necessario per poterla compattare e lucidare.

Come si applica il Tadelakt

Al momento dell’utilizzo, la calce del Tadelakt si mescola con acqua senza aggiungere sabbia o altri leganti. Prima di applicarla, è necessario bagnare abbondantemente la superficie con acqua, in modo che l’ancoraggio avvenga naturalmente per reazione chimica. L’applicazione deve essere fatta su una base di intonaco molto ruvido, preparato con malta a base di cemento, sabbia e calce, oppure con sabbia e calce idraulica naturale. In alternativa si può applicare su fondi preparati appositamente, che devono comunque essere molto ruvidi e preferibilmente con la stessa base di calce idraulica naturale. Devono essere applicati due strati di materiale, che successivamente viene compattato e lisciato con cazzuole metalliche.

La lucidatura del Tadelakt

Subito dopo l’applicazione si passa alla lucidatura: per questo passaggio si utilizzano pietre di fiume tagliate, levigate e rifinite ai bordi tramite la bisellatura. In questa fase si possono realizzare anche delle decorazioni in graffito. Quando la malta si indurisce superficialmente (solitamente il giorno successivo) si applica uno strato di sapone nero a base di olio d’oliva, che protegge la superficie e la rende idrorepellente mantenendo la traspirabilità tipica del materiale. Per rendere la superficie del Tadelakt più resistente all’acqua, dopo circa 20 giorni dall’applicazione occorre stendere uno strato di cera d’api su tutte le superfici che necessitano di un’ulteriore effetto idrorepellente (vasche, docce, fontane, ecc.).

Come colorare il Tadelakt

Per la colorazione è possibile utilizzare terre naturali, ossidi o colori resistenti alla calce. È possibile realizzare una vasta gamma di lavorazioni multicolori e personalizzate; tuttavia il colore più utilizzato è quello naturale, poiché le pietre di Marrakech possiedono un caratteristico color marrone chiaro, che alla fine del procedimento assume una delicata e raffinata tonalità beige.

Se realizzate in modo corretto, le superfici in tadelakt sono completamente impermeabili e resistenti al contatto diretto con acqua, negli ambienti esterni come in quelli interni. Questa lavorazione è un mirabile esempio di arte e cultura marocchina ed è doveroso rispettarla in ogni sua parte, dalla scelta dei materiali migliori all’utilizzo delle tecniche tradizionali.

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