Origine Geologica e Aree di Estrazione
Le terre ocra rosse del Marocco si originano per lo più da depositi geologici superficiali ricchi di ossidi di ferro formatosi per alterazione meteorica di minerali ferriferi nelle zone montuose. In particolare, le principali ocre marocchine provengono dalle montagne dell’Atlante centrale. Le indagini indicano che i giacimenti sfruttati oggi si concentrano negli altipiani dell’Alto Atlante e nell’area di Midelt, nel Marocco centro-orientale. È citato un caso emblematico: sugli altopiani ad alta quota del Haut Atlas central opera tuttora un ultimo produttore artigianale che estrae manualmente vene di ocra dalle rocce. Questo estrattore locale recupera principalmente ocra gialla (limonite/goethite), che poi calcina in forni a legna sul posto trasformandola in pigmento rosso, e infine la macina in polvere fine. Il prodotto viene utilizzato direttamente per colorare intonaci a calce e per il tradizionale tadelakt (lo stucco lucido marocchino).

Vista sulla Valle dell’Atlante Centrale, Marocco
Oltre all’Alto Atlante, un importante bacino occhifero si trova nella regione di Midelt, nell’altopiano tra Medio e Alto Atlante: studi recenti evidenziano che proprio Midelt fornisce da secoli sia l’“ocra gialla marocchina” (a base di goethite) sia l’“ocra rossa marocchina” ricca di ematite impiegata per affreschi e intonaci. In effetti, oggi molti pigmenti commerciali denominati “terra d’ocra marocchina” provengono dal bacino di Midelt e da depositi montani interni del Marocco. Altre zone di estrazione citate includono l’area di Tinjdad (provincia di Errachidia) e il settore di Boulemane nel Medio Atlante orientale, dove società minerarie locali sfruttano cave di ocra rossa e gialla insieme ad altri minerali (calcite, barite). Si tratta per lo più di miniere a cielo aperto di modesta scala, con una produzione stimata di alcune centinaia di tonnellate al mese di terra ocra destinata sia al mercato interno sia all’esportazione. Principali Luoghi di Origine ed Estrazione:
- Alto Atlante Centrale (prov. Ouarzazate – Azilal) – Zone montuose d’alta quota con suoli ricchi di ossidi di ferro. Qui opera un produttore artigiano che estrae ocra gialla, la calcina a legna e la macina in loco per ottenere pigmento rosso destinato a pitture a calce e tadelakt.
- Regione di Midelt (Marocco centrale) – Bacino minerario storico per terre ocra. Fornisce ocra gialla a base di limonite/goethite e ocra rossa ricca di ematite, impiegate da secoli nei pigmenti per intonaci tradizionali. Oggi è fonte principale delle ocre marocchine in commercio.
- Zone di Tinjdad e Boulemane – Aree del Marocco orientale (tra Alto e Medio Atlante) con depositi di ocra naturale. Attualmente società locali vi estraggono ocra rossa e gialla, insieme a minerali associati (es. calcite, barytina), con disponibilità di ~200 tonnellate/mese.
Uso Storico dell’Ocra Rossa in Marocco
L’ocra rossa è probabilmente il primo pigmento utilizzato dall’uomo, e il Marocco offre testimonianze significative sia in epoca preistorica sia nelle epoche storiche successive. Le più antiche tracce risalgono al Paleolitico Medio-Superiore: in contesti risalenti a circa 80.000 anni fa gli archeologi hanno rinvenuto conchiglie perforate usate come ornamenti personali (beads) macchiate intenzionalmente con ocra rossa. Ad esempio, nella Grotte des Pigeons di Taforalt (Marocco orientale), uno dei più antichi luoghi di sepoltura noti in Africa, sono stati trovati gusci forati datati 82.000-85.000 anni fa, probabilmente collane o pendagli, con evidenti tracce di ocra rossa applicata come colorante simbolico. Ciò indica che già i primi Homo sapiens del Nordafrica utilizzavano l’ocra a scopi rituali e decorativi, in parallelo con quanto attestato in altre regioni africane coeve. In epoca Epipaleolitica (cultura Iberomaurusiana, ~15.000-12.000 anni fa), l’ocra rossa continuò ad avere un ruolo simbolico nei rituali funerari. Nella necropoli preistorica di Taforalt, datata circa 12.000 anni fa, diverse sepolture multiple mostrano chiari segni di ocra: in una tomba (detta Grave XII) un individuo è stato deposto con il corpo quasi interamente cosparso di pigmento rosso, a indicare un uso cerimoniale dell’ocra nei riti funebri. Su quello scheletro sono presenti sia colorazione ocra estesa sulle ossa sia incisioni post-mortem, segno che l’applicazione del colore faceva parte di pratiche rituali complesse (non attribuibili a cannibalismo, ma a trattamenti simbolici del defunto).

Le Grotte des Pigeons di Taforalt, Marocco Orientale
Passando alle epoche storiche, anche se nell’età antica non abbiamo fonti scritte specifiche sulle cave marocchine di ocra, è plausibile che le popolazioni locali e poi i Romani abbiano fatto uso di terre rosse disponibili in loco. I Romani, durante la loro presenza in Mauretania Tingitana (Nord del Marocco, I-III sec. d.C.), impiegarono infatti pigmenti a base di ocra rossa in affreschi e decorazioni parietali nelle città di quella provincia. In epoca medievale e pre-moderna, l’ocra rossa continuò ad essere parte integrante della tavolozza costruttiva e artistica marocchina. Diversi studi di restauro hanno attestato l’uso di pigmenti ocra nelle architetture islamiche del Marocco. Ad esempio, durante i restauri della celebre moschea-università al-Qarawiyyīn di Fès (fondata nel IX secolo, con strutture attuali dell’XI-XII sec.), sotto strati di intonaco sono emerse decorazioni geometriche dipinte in ocra rossa su sfondo bianco.

Antichi Resti dell’Impero Romano in Mauretania Tingitana, Marocco
Oltre all’ambito architettonico, l’ocra rossa in Marocco vantava anche usi artigianali e rituali: fonti etnografiche riferiscono che polveri di ocra (mescolate ad argille) fossero utilizzate come cosmetici tradizionali (ad esempio come fard o come trucco cerimoniale) e a scopo terapeutico nelle medicine popolari, analogamente a quanto attestato nell’antico Egitto e in altre culture mediterranee. L’ocra, essendo un’argilla colorata ricca di minerali, veniva talvolta applicata sulla pelle o sui capelli durante rituali, oppure usata per impasti curativi topici (benefici attribuiti alle argille). Anche nell’artigianato tessile e nella tintura di pelli l’ocra poteva servire da colorante minerale: ad esempio, alcune comunità berbere mescolavano terre rosse al grasso per tingere di rossiccio il cuoio o i tessuti di lana (sebbene per il rosso acceso su stoffa fossero più comuni coloranti organici come la radice di robbia). In sintesi, l’ocra rossa ha attraversato i secoli come elemento di continuità culturale in Marocco, dai corredi funerari preistorici, alle decorazioni delle moschee medievali, fino alle manifatture artigiane, mantenendo intatta la propria forza simbolica e cromatica
Impieghi Contemporanei e Importanza Culturale
Attualmente l’ocra rossa marocchina trova impiego sia in ambito edilizio-architettonico tradizionale, sia nelle belle arti e nel restauro. In Marocco, grazie anche a incentivi culturali, si assiste a un ritorno all’uso di pigmenti naturali locali nei restauri di monumenti storici: ad esempio, per ripristinare i colori originali di stucchi e decorazioni murali a Fès o Marrakech, vengono preferite terre di Midelt o dell’Atlante, in omaggio alla tavolozza autentica dell’epoca. Nell’edilizia eco-sostenibile e nel design d’interni, le ocre marocchine sono ricercate per tinteggiare intonaci a calce, perché offrono cromie calde e una texture materica che le vernici sintetiche non hanno. Nel Tadelakt, utilizzare l’ocra del Marocco significa omaggiare il territorio e riprodurre quello che storicamente è l’autentico colore della città simbolo di questa terra: Il Rosso Marrakech.

In conclusione, l’ocra rossa del Marocco rappresenta un patrimonio unico sia dal punto di vista materiale che culturale. Le sue proprietà chimico-fisiche (colore caldo, stabilità, atossicità) ne hanno favorito l’uso diffuso fin dalla preistoria, e le sue radici territoriali ne fanno un emblema dei paesaggi e dell’arte marocchina. Dalle antiche sepolture alle facciate ocra delle medine, fino ai tubetti di pigmento venduti oggi in tutto il mondo, questa terra rossa continua a raccontare una storia millenaria di ingegno umano e legame con la terra d’origine. Studiarla e utilizzarla consapevolmente, significa valorizzare una risorsa naturale affidabile e verificabile, in cui convergono geologia, chimica, storia dell’arte e tradizioni locali, senza bisogno di ricorrere ad artifici: l’ocra del Marocco parla da sé.



