• Fes la città Marocco

Fès – La Città del Sapere Artigiano

Fès sorge in una conca attraversata da corsi d’acqua, circondata da colline che da secoli forniscono argilla, pietra e terra da costruzione. È una città che non si impone con grandi assi o prospettive aperte, ma che si sviluppa verso l’interno, per stratificazioni successive. Le sue strade strette, le corti ombreggiate e i passaggi coperti rispondono a un clima preciso e a un modo di abitare consolidato nel tempo. Qui il lavoro artigiano non è mai stato separato dalla struttura urbana. Le attività produttive si sono inserite nei tessuti della città seguendo l’acqua, la luce, la disponibilità dei materiali. Tintorie, concerie, laboratori di ceramica e botteghe legate alla calce hanno trovato posto dove le condizioni lo permettevano, modellando interi quartieri. Fès è anche uno dei luoghi in cui il rapporto tra materia e costruzione è rimasto più leggibile. Le superfici raccontano l’uso della terra, delle calci, dei pigmenti naturali; non come decorazione, ma come parte di un sistema pensato per durare. Qui la bellezza non è separata dalla funzione, ma nasce dalla coerenza tra tecnica, ambiente e necessità.

Origini e Storia della Città di Fès

Fès nasce all’inizio del IX secolo, intorno all’789, in un’area già abitata e attraversata da corsi d’acqua. Non nasce come capitale nel senso classico, ma come luogo adatto a fermarsi, costruire, organizzare. Idris I sceglie questo punto per fondare un primo insediamento; suo figlio, Idris II, lo amplia e lo rende stabile. Da lì in poi, la città comincia a crescere per accumulo più che per progetto.

Nel tempo arrivano comunità diverse. Andalusi, maghrebini, ebrei. Ognuna porta con sé abitudini, tecniche, modi di costruire. Non tutto si fonde subito, e in parte non si fonde mai del tutto. I quartieri si sviluppano per prossimità e per funzione, seguendo la logica dell’uso più che quella dell’ordine formale. È anche per questo che Fès non si legge facilmente: non è pensata per essere attraversata, ma per essere abitata.

La Madrasa Bou Inania nella medina di Fès

La Madrasa Bou Inania nella medina di Fès

È soprattutto nel periodo merinide, tra XIII e XIV secolo, che Fès assume una forma più riconoscibile. Nasce Fès el-Jdid, si consolidano le madrase, e la città diventa un riferimento per il sapere religioso e tecnico. Ma anche in questa fase non si impone un ordine unico: la città continua a crescere per aggiunte, adattamenti, correzioni successive.

Quello che resta costante è il rapporto tra costruzione e uso. Le tecniche non vengono astratte, ma trasmesse attraverso la pratica quotidiana. Lavorare la calce, la terra, il legno o i metalli non è un sapere separato dalla vita urbana: è parte della sua organizzazione. Per questo Fès non conserva la storia come un’immagine, ma come un insieme di gesti che continuano a essere ripetuti, modificati, mantenuti.

La Città dei Mille Saperi Artigiani

A Fès l’artigianato non è mai stato un settore separato dal resto della città. È parte della sua struttura, quasi una sua funzione interna. I quartieri si sono formati attorno ai mestieri, e non il contrario. Ancora oggi, camminando nella medina, è possibile riconoscere questa organizzazione: aree in cui si lavora la pelle, altre dedicate al legno, altre ancora alla ceramica o ai metalli.

Tra le attività più antiche e riconoscibili c’è la concia delle pelli. Le grandi vasche a cielo aperto, spesso citate come simbolo della città, non sono un elemento scenografico ma il risultato di un processo preciso, rimasto in gran parte invariato nei secoli. La pelle viene trattata con acqua, calce e materiali naturali, seguendo tempi che non possono essere forzati. È un lavoro che richiede conoscenza dei materiali, attenzione ai passaggi e capacità di leggere i cambiamenti della materia.

La Conceria Chouara nella Medina di Fès

La Conceria Chouara nella Medina di Fès

Accanto alla pelle, la ceramica rappresenta un altro pilastro dell’artigianato di Fès. Qui si sviluppa una tradizione legata allo zellige, fatta di argille locali, smalti minerali e tagli manuali. Ogni elemento nasce da una sequenza di gesti ripetuti, dove precisione e imperfezione convivono. Non esiste un pezzo identico all’altro, e proprio questa variabilità è parte del valore del lavoro.

Anche il legno ha un ruolo centrale, in particolare il cedro dell’Atlante. Viene utilizzato per strutture, porte, soffitti e dettagli architettonici. Il lavoro non punta all’effetto decorativo, ma alla durata. Le tecniche di assemblaggio, spesso prive di elementi metallici, rispondono alla necessità di resistere nel tempo e al clima. Questo è il legno con cui vengono realizzati i tradizionali Frattazzi in Legno di Cedro per il Tadelakt.

Tutte queste pratiche condividono una stessa logica: l’apprendimento avviene attraverso la ripetizione, l’osservazione, il tempo. Le corporazioni artigiane hanno storicamente regolato questo passaggio di conoscenze, creando un sistema in cui il sapere non era scritto ma vissuto quotidianamente.

Fès e La Cultura del Tadelakt

Il Tadelakt viene quasi sempre associato a Marrakech, e non a caso: molta calce “di riferimento” per questa tecnica arriva da quell’area, e la narrazione più diffusa lo lega ai palazzi e agli hammam del sud. Detto questo, ridurre il tadelakt a “una cosa di Marrakech” è un po’ come ridurre la ceramica a una sola fornace. Nel Marocco, le tecniche circolano. E Fès, storicamente, è uno dei luoghi dove queste tecniche non solo arrivano: trovano spazio, continuità, e soprattutto manutenzione.

Chi studia la medina di Fès come organismo urbano parla esplicitamente di tecniche costruttive ancestrali ancora presenti nel tessuto storico, tra cui è presente anche il tadelakt insieme a terra cruda e malte di calce. Non è un dettaglio secondario: significa che, nel racconto tecnico della città, la finitura a calce compattata e sapone non è un’eccezione “da riad”, ma parte del vocabolario dei materiali.

Nei Riad di Fès il Tadelakt è molto utilizzato

Nei Riad di Fès il Tadelakt è molto utilizzato

E in effetti Fès ha due caratteristiche che rendono naturale la presenza del Tadelakt. La prima è l’architettura “verso l’interno”: corti, passaggi protetti, stanze umide, hammam. La seconda è l’infrastruttura dell’acqua, che in una città come questa non è solo un tema igienico, ma un principio organizzativo: lavare, scaricare, raffreddare, far circolare. Il Tadelakt nasce proprio per rispondere a spazi dove l’acqua c’è, e non puoi far finta che non ci sia. Fès non è una copia di Marrakech. È un’altra capitale del fare, con una storia diversa e un tessuto urbano diverso. Però condivide la stessa intelligenza materiale: usare calce, terre e sapone non come “folklore”, ma come tecnologia quotidiana.

Fès: Il Cuore dell’Artigianato Marocchino

Osservando Fès attraverso il lavoro dei suoi artigiani, diventa chiaro che la città non si racconta attraverso singoli monumenti o tecniche isolate. Il suo carattere emerge piuttosto dalla continuità tra materiali, gesti e necessità quotidiane. Qui l’architettura non è mai stata un fatto puramente formale, ma il risultato di un equilibrio costruito nel tempo, mantenuto attraverso l’uso e la manutenzione. Il Tadelakt, come altre pratiche legate alla calce, al legno o alla pelle, non rappresenta un sapere “speciale” da preservare in modo museale. È parte di un sistema più ampio, in cui le superfici vengono pensate per vivere, deteriorarsi e essere rinnovate. È questo che lega Fès ad altre città del Marocco: non uno stile comune, ma una stessa logica materiale.