Chefchaouen è una delle città più particolari, pittoresche e affascinanti del Marocco. La sua particolarità sono le case dipinte di blu, tutte in sfumature diverse, che dall’alto danno quasi l’impressione di osservare le onde del mare. Negli ultimi anni, proprio grazie a questa sua particolarità, è diventata molto popolare come meta turistica.
Un po’ di storia
In origine il nome di Chefchaouen era semplicemente Chaouen, che significa ‘vette’. Venne ribattezzata Chefchaouen (guarda le vette) solo nel 1975, ma ancora oggi può essere chiamata con entrambi i nomi. Fu fondata nel 1471 da Moulay Ali Ben Moussa Ben Rached El Alami. Fu lui a far erigere la fortezza che oggi è conosciuta come kasbah di Chefchaouen, per fornire una difesa militare alle popolazioni della regione contro gli attacchi dei portoghesi. Nel corso del Medioevo, la città si espanse al di fuori dalle mura, accogliendo man mano i musulmani cacciati dalla Spagna, profughi ebrei e numerose tribù nomadi.
Negli anni 20 del Novecento, la Spagna occupò la città, che divenne parte del territorio spagnolo in Marocco. Durante la Seconda guerra mondiale, un gran numero di ebrei emigrarono a Chefchaouen nel tentativo di sfuggire all’Olocausto. Molti di loro lasciarono la città nel dopoguerra per stabilirsi in Israele.
Chefchaouen tornò ad essere ufficialmente territorio marocchino quando il Marocco conquistò l’indipendenza nel 1956.
Cosa vedere a Chefchaouen
Come per ogni città islamica, la medina è una tappa immancabile. Un giro tra le vie blu della città vecchia è un’esperienza surreale. Il fulcro della vita cittadina è la piazza principale di Chefchaouen, Piazza Uta Hammam, una fusione architettonica di stile musulmano e spagnolo su cui si affacciano la Kasbah e la Gran Moschea.
La kasbah è aperta al pubblico. Al suo interno si possono trovare un giardino, un piccolo museo sulla storia della città e una galleria d’arte che promuove gli artisti locali.
Se siete amanti della natura, appena fuori dalla città potrete dedicarvi al trekking nel Parco Nazionale di Talassemtane, oppure fare una rilassante passeggiata lungo il fiume Ras el-Maa.
Ma perché la città è blu?
L’usanza di dipingere le case in blu è una tradizione abbastanza recente, che risale al XX secolo. Non si sa con precisione quando sia nata né perché, ma negli anni sono state avanzate diverse ipotesi:
Mantenere vivi i costumi dei rifugiati ebrei: nella tradizione ebraica, il blu rappresenta il cielo, il Paradiso e, di conseguenza, la vicinanza a Dio. Per questo è comune tradizione degli ebrei tingere di blu non solo le abitazioni, ma anche molti tessuti, specialmente i tappetini da preghiera. Per molto tempo Chefchaouen è stata caratterizzata da un flusso costante di popolazioni ebraiche. Si ritiene che siano stati loro a importare questa usanza nella città per rispettare le loro credenze e tradizioni. Questa ipotesi è una delle più popolari, ma sono in molti a considerarla improbabile. Questo a causa delle storiche tensioni tra ebrei e musulmani, che la rendono una possibilità molto remota.
Rinfrescare gli ambienti: alcuni locali affermano che il blu aiuti a mantenere fresco l’interno delle abitazioni durante i periodi più caldi dell’anno. Probabilmente non è stato questo a determinarne l’inizio, ma potrebbe essere una delle ragioni per cui continua ancora oggi.
Imitare l’acqua del mare. Questa è forse la più poetica delle ragioni. In un ambiente apparentemente desertico e ostile, l’acqua rappresenta l’unica speranza per condurre una vita piena e felice. È un simbolo potentissimo per la popolazione di Chefchaouen. Non sorprende quindi che, secondo un’opinione comune tra gli abitanti, le case in origine fossero blu proprio per simboleggiare e onorare questo fondamentale elemento. Secondo alcuni, l’acqua rappresentata è quella del Mar Mediterraneo: ecco perché ogni casa ha una sfumatura diversa, proprio come il blu del mare che non è mai lo stesso. Altri affermano che sia in onore della cascata del fiume Ras el-Maa, che fornisce acqua potabile ai cittadini. Inoltre, c’è chi dice che dipingere le case del colore dell’acqua aiuti a tenere lontani gli insetti più fastidiosi.
Attirare i turisti: molto probabilmente questa non è l’origine dell’usanza, ma è certamente diventata una ragione valida per mantenerla viva. A questo scopo, gli abitanti della città si riuniscono periodicamente per ridipingere le case e mantenere vivo il colore. Grazie a questo accorgimento, la città blu è diventata non solo un’ambita meta turistica, che ancora oggi affascina chiunque varchi le sue mura.
Tornare al mondo esterno una volta lasciato questo luogo da sogno non è facile. Passeggiare in mezzo a una nuvola blu può far nascere il desiderio di portarne una parte con sé, qualcosa di più tangibile delle foto. Grazie alla tecnica del tadelakt, che affonda le sue radici nell’antica tradizione marocchina, possiamo mantenere vivo il ricordo riproducendo un pezzetto di quella magia nella nostra casa.