La Storia della Calce di Marrakech
La calce di Marrakech è un materiale con una storia millenaria che si intreccia profondamente con la cultura, l’architettura e la tradizione artigiana del Marocco. Il suo utilizzo nella regione di Marrakech, una delle città storiche più significative del Nord Africa, risale almeno a secoli prima dell’era moderna, diventando un elemento essenziale nelle tecniche costruttive tradizionali ben prima della nascita del Tadelakt come lo conosciamo oggi.
Marrakech, fondata nel XI secolo dalla dinastia berbera degli Almoravidi come capitale imperiale, divenne rapidamente un importante centro politico, culturale e commerciale nel Maghreb. Le prime tecniche di costruzione locale sfruttavano ampiamente i materiali disponibili nella regione: terra cruda, legno di palma e, soprattutto, calce naturale estratta dalle formazioni calcaree circostanti la città e i territori dell’Alto Atlante. La calce veniva prodotta in antiche fornaci alimentate con legna di ulivo e di palma, secondo un processo artigianale che prevedeva la lenta cottura della pietra calcarea e la successiva estinzione con acqua, ottenendo un legante che poteva essere lavorato per malte e intonaci.

Vista di Marrakech, culla del Tadelakt
Storicamente, la calce fu il principale legante nelle costruzioni delle mura della Medina di Marrakech, tra cui porte iconiche come Bab Agnaou, e nei riad dei mercanti, edifici con cortili centrali ornati da giardini e fontane. La durabilità della calce è attestata anche nella conservazione di antichi hammam e strutture idriche sotterranee, dove la sua capacità di resistere all’umidità era fondamentale.
Nel contesto maghrebino e mediterraneo, l’impiego di leganti a base di calce non è isolato: popoli come Fenici, Greci e Romani conoscevano e lavoravano materiali affini, ma è proprio nel Marocco centrale e nella regione di Marrakech che si consolidò una forma di calce con caratteristiche uniche, grazie alla particolare composizione delle rocce carbonatiche locali. Su questa base si svilupparono abilità artigiane specifiche, tramandate di generazione in generazione, dando luogo a tecniche come il Tadelakt, che combinano la calce con metodi di lavorazione altamente specialistici.
I Luoghi di Origine della Calce di Marrakech
Quando si parla di “Calce di Marrakech” non si intende una calce “generica” prodotta in Marocco, ma un materiale legato a un’area geografica ben precisa: la regione di Marrakech, ai piedi della catena dell’Alto Atlante, dove la natura del calcare locale e la tradizione delle fornaci hanno dato origine a un legante con caratteristiche particolari, diventato la base del Tadelakt.
Le schede tecniche dedicate alla Calce di Marrakech indicano con chiarezza l’origine geologica: il materiale deriva dalla cottura di un calcare marnoso paleocenico estratto dal cosiddetto Plateau di Marrakech, lungo il versante nord della catena dell’Alto Atlante. Questo dato è importante perché collega la calce non solo a una città, ma a una precisa fascia geologica e a un tipo di roccia (marnosa) che contribuisce al comportamento “unico” del legante.

Vista sulla Montagne dell’Atlante in Marocco
Le fonti che raccontano le origini del Tadelakt spiegano che le pietre calcaree utilizzate per produrre la calce provengono da depositi formatisi attraverso millenni di sedimentazione marina: un calcare “impuro” (con componenti minerali secondari) presente nel sottosuolo della zona di Marrakech, un’area che in epoche remote era coperta dal mare. Questa origine sedimentaria aiuta a comprendere perché la calce di Marrakech sia spesso descritta come una materia “ricca”, non uniforme come un prodotto industriale standardizzato.
L’elemento geografico non è solo “da dove viene la pietra”, ma anche dove e come viene trasformata. Le stesse fonti sulle origini del Tadelakt sottolineano che il materiale nasce dalla calce prodotta in antiche fornaci a legna nell’area di Marrakech e che il metodo di cottura è una tradizione tramandata nel tempo. In pratica, la “Calce di Marrakech” è il risultato di una filiera storica: estrazione locale + cottura locale + sapere artigiano locale.
Anche studi tecnici e divulgativi sul Tadelakt ribadiscono il legame con l’area di Marrakech: la tecnica si è sviluppata proprio grazie alla disponibilità di una calce locale adatta, in un contesto climatico e costruttivo in cui la gestione dell’acqua (hammam, fontane, superfici umide) era centrale. In altre parole, non è solo un materiale che si trova lì: è un materiale che ha senso lì, perché rispondeva a esigenze reali e a un modo di costruire radicato nel territorio.
Come Viene Prodotta la Calce di Marrakech
La produzione della calce di Marrakech è un processo tradizionale profondamente radicato nella cultura costruttiva marocchina, che combina tecniche artigianali antiche con l’uso di materie prime locali di qualità eccezionale. Questo procedimento non solo determina la composizione chimica unica del materiale, ma ne influenza direttamente le caratteristiche prestazionali, come l’impermeabilità e la durevolezza tipiche del Tadelakt. La materia prima utilizzata è una pietra calcarea impura estratta dal plateau di Marrakech e dai versanti settentrionali della catena dell’Alto Atlante, rocce sedimentarie originate da antichi fondali marini e ricche di carbonato di calcio.
La produzione avviene nelle fornaci tradizionali situate nelle aree attorno alla città, spesso strutture semplici scavate nel terreno o costituite da rudimentali piramidi di pietre e mattoni. La pietra calcarea viene frantumata e sistemata all’interno della fornace fino a formare una sorta di volta, con i pezzi più grandi alla base e quelli più piccoli in alto. All’interno vengono inseriti fascine di palma e ulivo essiccata, che alimentano il fuoco per un periodo prolungato. In alcune tecniche locali la temperatura raggiunta durante la calcinazione può variare tra 850°C e 1300°C, con picchi stimati intorno ai 950–1000°C necessari per eliminare l’anidride carbonica dal carbonato di calcio e ottenere l’ossido di calcio, o calce viva.

Fase di Setaccio della Calce Marocchina
La fase di calcinazione può durare oltre 24 ore consecutivamente, durante le quali la pietra subisce trasformazioni chimiche complesse: la maggior parte del carbonato di calcio si decompone in ossido di calcio, mentre alcune componenti minerali presenti nelle impurità favoriscono la formazione di silicati e alluminati naturali, conferendo alla successiva calce una certa capacità di indurimento anche in presenza d’acqua. Una caratteristica che si definisce mediamente idraulica.
Terminata la cottura, la pietra calcinata viene lasciata raffreddare e successivamente estinta con acqua, trasformando l’ossido di calcio in idrossido di calcio (calce spenta). Questo materiale viene poi essiccato, polverizzato e setacciato per eliminare frammenti non completamente calcinati o troppo carbonizzati, producendo una polvere di calce pronta all’uso. La presenza di piccole frazioni di calce non completamente cotta e di microfibre minerali derivanti dalle impurità costituiscono un tipo di aggregato naturale che favorisce la compattezza finale del materiale, senza necessitare di ulteriori aggiunte.
È interessante notare che il processo tradizionale di produzione della calce di Marrakech non è standardizzato secondo criteri industriali moderni, bensì varia leggermente da forno a forno e da una cottura all’altra. Tuttavia, questi metodi artigianali hanno dimostrato nel tempo di creare una calce con caratteristiche uniche, difficilmente replicabili con leganti moderni.
La Composizione Chimica della Calce di Marrakech
Per comprendere davvero ciò che distingue la calce di Marrakech da altri leganti naturali e perché sia così adatta alla tecnica del Tadelakt, è fondamentale analizzarne la composizione chimica elementare. A questo scopo prendiamo l’analisi di laboratorio di R&C Art su un campione di calce in polvere originario di Marrakech. Qui i risultati di laboratorio completi
- L’analisi ha evidenziato i seguenti componenti principali: Ossido di Calcio (CaO): 84,27% – Silicio (SiO₂): 9,33% – Alluminio (Al₂O₃): 3,32% – Magnesio (MgO): 3,08% – Ferro (Fe₂O₃): 0,57%
La predominanza di CaO (oltre l’84 %) indica che la calce è costituita principalmente da ossido di calcio, la base chimica della calce naturale. Un contenuto così elevato di CaO è indice di una calce “pura” e ricca di potenziale reattivo, in grado di compiere efficacemente la reazione di carbonatazione durante l’indurimento. Questa reazione trasforma l’idrossido di calcio in carbonato di calcio, garantendo una struttura minerale solida, compatta e durable — qualità essenziali per applicazioni come il Tadelakt.

La Calce di Marrakech pronta per la stesura
La presenza di silicio, alluminio, magnesio e ferro non va interpretata come impurità indesiderate, bensì come componenti che contribuiscono alla natura mediamente idraulica della calce. L’indice di idraulicità (I = 0,15) calcolato secondo la norma indica che il campione ha una leggera capacità di indurire anche in presenza di acqua, ma non raggiunge i livelli delle calciie e dei cementi moderni. Questa caratteristica è perfettamente coerente con l’uso tradizionale nel Tadelakt, in cui il legante deve poter reagire lentamente e in modo controllato, combinando resistenza meccanica e compattezza chimica senza velocizzare eccessivamente il processo di presa.
Una Calce che Attraversa i Secoli
La calce di Marrakech emerge, alla luce dei capitoli precedenti, come molto più di un semplice legante naturale: è il risultato di un territorio specifico, di una storia millenaria e di un sapere artigiano tramandato nei secoli. Dalle cave calcaree del Marocco centrale alle antiche fornaci tradizionali, ogni fase della sua produzione contribuisce a definire un materiale unico, profondamente legato al luogo da cui proviene.
La sua composizione, confermata dall’analisi elementare condotta dal laboratorio R&C Art S.r.l., mostra un equilibrio raro tra purezza della calce aerea e leggera idraulicità naturale, senza additivi o modifiche industriali. È proprio questa combinazione a rendere la calce di Marrakech particolarmente adatta alla tecnica del Tadelakt, permettendo superfici compatte, resistenti all’acqua e durabili nel tempo, pur mantenendo una lavorabilità che richiede esperienza, sensibilità e rispetto dei tempi della materia.



