Origine e Storia di Rabat
Rabat nasce in un punto preciso, dove il fiume Bou Regreg incontra l’oceano. Non è una posizione casuale: qui l’acqua, la terra e il mare si incontrano in modo controllabile, e questo ha reso l’area strategica fin dall’inizio. Prima ancora di diventare una vera città, questo luogo era già un punto di osservazione, di passaggio e di presidio.
Le prime strutture riconoscibili risalgono al periodo almohade, quando il sito viene scelto come base militare e religiosa. Il termine ribāṭ, da cui deriva il nome, indica proprio questo: un luogo fortificato, pensato per la difesa e per la preparazione. La grande moschea incompiuta e la torre che ancora domina la città non nascono come elementi decorativi, ma come parte di un progetto politico preciso, che doveva affermare controllo e presenza.

La Torre di Hassan edificata nel XII Secolo
Con il tempo, e soprattutto dopo il declino del potere almohade, Rabat cambia funzione. Non scompare, ma si ridimensiona e si trasforma. Un passaggio importante avviene con l’arrivo delle comunità andaluse espulse dalla penisola iberica tra il XV e il XVII secolo. Questi gruppi portano con sé pratiche costruttive, modelli abitativi e una cultura urbana che si innesta su quella esistente, dando forma a nuovi quartieri e a una diversa organizzazione dello spazio.
Nei secoli successivi, Rabat continua a vivere una storia fatta più di adattamenti che di rotture. Non diventa un centro commerciale dominante né una capitale religiosa, ma mantiene una funzione amministrativa e strategica. Questo ruolo si rafforza nel periodo del protettorato francese, quando la città viene scelta come capitale e riorganizzata secondo criteri moderni, senza però cancellare del tutto le strutture precedenti.
Tutte le Arti Artigiane di Rabat
Se Rabat viene spesso descritta come “città del sapere”, lo si capisce bene guardando alle arti che gravitano attorno alla medina e al Bou Regreg. Qui non c’è una sola specializzazione dominante, ma un insieme di pratiche che convivono: tessile urbano, ricamo, ceramica, lavoro del metallo, e un modo molto riconoscibile di trattare le superfici esterne.
Il tessile più caratteristico è il tappeto di Rabat (tapis rbati). Le fonti lo descrivono come un tappeto “cittadino”, distinto dai tappeti tribali: impianto più ordinato, spesso con medaglione centrale e simmetrie; influenze andaluse e orientali; lavorazioni lunghe e meticolose, legate a un gusto urbano. Alcuni cataloghi lo collocano tra fine XVIII secolo e sviluppo successivo, come prodotto associato alla vita di città. Per fare un parallelo con le città già trattate: come a Fès lo zellige è una grammatica di moduli e geometrie, a Rabat la stessa idea di ordine si ritrova nel tessuto: composizione controllata, ritmo, ripetizione “pulita”.

Torre del Mausoleo di Mohammed V a Rabat
Accanto al tessile c’è un’altra firma molto rabatina: la broderie rbati (tarz rbati). Qui il dato interessante non è “che esiste”, ma come viene fatta: tradizioni di punti contati e punti complessi, con repertori che nel tempo si sono evoluti. Alcune descrizioni tecniche segnalano i punti usati (catena, rammendo, punto pieno, ecc.) e una modalità di lavoro tradizionale in cui il tessuto veniva teso su un cuscino imbottito, non su telaio.
Poi c’è la ceramica, ma con una particolarità: Rabat si appoggia molto alla sponda di Salé. Il complesso artigianale di Oulja, a pochi minuti dal centro, è spesso citato come polo di produzione e vendita, con laboratori e botteghe dedicate alla poterie e ad altri mestieri (metallo, intrecci, ecc.). Infine, Rabat è molto riconoscibile anche per una scelta che sembra semplice ma non lo è: le superfici esterne, la calce e il bianco. La Kasbah degli Oudayas e parte del tessuto storico sono noti per case con pareti imbiancate a calce (e, in alcuni tratti, basi colorate). La calce qui non è un dettaglio estetico: è protezione, manutenzione, regola urbana. A differenze del Tadelakt che è una calce “spinta” e lavorata fino alla compattezza e alla resistenza all’acqua, la calce a Rabat viene usata invece come finitura continua e gestibile, rinnovabile, legata alla città e ai suoi codici.
Rabat ed i suoi Mille Saperi
Rabat non concentra la propria identità in un’unica tecnica o in un materiale dominante come succede ad esempio con il Tadelakt a Marrakech o la Ceramica a Safi. La sua specificità sta piuttosto nella capacità di organizzare saperi diversi all’interno di un sistema coerente. Tessuti, ceramiche, superfici in calce, lavorazioni del legno e del metallo convivono senza sovrapporsi, mantenendo ciascuno un ruolo preciso. È una città in cui le arti non competono, ma si regolano a vicenda. Rabat rappresenta quindi un punto di equilibrio tra tradizione e organizzazione. È il luogo in cui le competenze artigiane trovano una forma stabile, riconoscibile, ma non rigida. In questo senso, la città non produce uno stile dominante, bensì un metodo: quello di tenere insieme materiali, tecniche e usi diversi senza che nessuno prevalga sull’altro.



