Il Privilegio del Contesto
In questi decenni il Tadelakt mi ha regalato qualcosa che va oltre il lavoro in sé: il privilegio del contesto. Questa tecnica mi ha portato a operare in luoghi straordinari ed esclusivi, dove il tempo sembra avere un altro ritmo. Ho lavorato su grandi yacht, in antiche case di pietra in Scozia, in ville affacciate sul mare a Montecarlo e sulla Costa Sarda. Ogni volta, il Tadelakt ha trovato il suo spazio naturale, dialogando con architetture diverse ma sempre di grande carattere.

Vista sul Lago di Como
Il Tadelakt, per come lo vivo io, non è una tecnica frettolosa. Ha tempi, suoni, odori e gesti che con gli anni diventano familiari, quasi una musica di fondo. Il fruscio del frattazzo sul muro, il contatto della pietra di fiume sulla calce che si compatta, l’odore della calce e del sapone nero: sono elementi che oggi mi aiutano a concentrarmi e, paradossalmente, anche a rilassarmi.
Quando questa ritualità si svolge in una location magnifica, come una villa affacciata sul Lago di Como, il lavoro cambia completamente di qualità. Non si tratta solo di realizzare un rivestimento, ma di vivere un’esperienza. La luce che entra dalle finestre, il silenzio interrotto solo dall’acqua del lago, l’armonia generale dell’architettura: tutto contribuisce a creare le condizioni ideali per lavorare bene.
La Cura del Dettaglio in un Lavoro di Alto Profilo
Quando si lavora per una committenza di alto profilo, ogni scelta diventa una responsabilità. In questo intervento ho realizzato sette bagni in Tadelakt, tutti diversi per dimensioni, proporzioni e geometrie, inseriti in una villa dove il livello qualitativo generale era già altissimo e nulla era lasciato al caso. In un contesto del genere, il Tadelakt non può essere trattato come una semplice finitura, ma come una parte strutturale del progetto.

Il Momento del Passaggio della Pietra di Fiume
Ho dedicato particolare attenzione alla preparazione dei fondi, intervenendo con precisione su ogni superficie destinata al rivestimento. Dove necessario ho creato un fondo aggrappante adeguato, e ho fatto ampio uso della rete panzer, soprattutto nelle zone più sensibili, per garantire la massima stabilità nel tempo. È una scelta che faccio quando voglio essere certo che il lavoro non solo sia bello oggi, ma resti integro e solido negli anni, soprattutto in ambienti destinati a un uso quotidiano e intenso.
Ho lavorato senza fretta, rispettando i tempi del materiale e adattando il ritmo della lavorazione alle condizioni reali del cantiere. Il Tadelakt richiede attenzione, ascolto e pazienza: forzarlo significa comprometterne il risultato. In un’abitazione di questo livello, credo sia doveroso lasciare che il materiale faccia il suo percorso naturale, senza scorciatoie. Per chi desidera entrare più nel dettaglio tecnico delle fasi di lavorazione, dei materiali utilizzati e delle soluzioni adottate, è disponibile una scheda completa del progetto, dove ogni aspetto viene approfondito in modo specifico.
Il Piacere Autentico del Fare l’Artigiano
Ci sono momenti, durante lavori di questo tipo, in cui il Tadelakt smette di essere soltanto una tecnica e diventa qualcosa di più vicino a un dialogo. Dopo i primi giorni, quando i fondi sono pronti e gli spazi iniziano a prendere forma, entra in gioco una dimensione diversa del lavoro: quella in cui conosci già ogni angolo del cantiere, ogni luce che entra dalle finestre, ogni silenzio della casa.
In questa villa sul Lago di Como è successo proprio questo. Giorno dopo giorno, lavorando nei diversi bagni, ho avuto il tempo di ascoltare gli spazi, di adattare il gesto alla forma, di calibrare ogni superficie non solo in funzione della tecnica, ma anche dell’atmosfera che avrebbe dovuto restituire una volta abitata. Il Tadelakt, in questi casi, non è mai identico a sé stesso: cambia leggermente da un ambiente all’altro, dialoga con la luce, con i volumi, con l’uso che ne verrà fatto.

La bellissima atmosfera durante questo lavoro
È in questa fase che il lavoro diventa un vero piacere. Non c’è fretta, non c’è ripetizione meccanica, ma una continuità fatta di attenzione e presenza. Ogni bagno, pur facendo parte di un progetto unitario, ha trovato una propria identità, un proprio equilibrio. Ed è proprio questo che amo di questa tecnica: permette di lavorare con rigore e disciplina, ma lascia sempre spazio a una sensibilità personale che rende ogni intervento irripetibile.
Quando si arriva alla fine, e le superfici sono finalmente complete, si ha la sensazione di aver accompagnato un materiale antico a trovare una nuova forma, perfettamente inserita nel presente. È in quei momenti che capisco perché, anche dopo tantissimi anni, continuo a lavorare con il Tadelakt: perché non smette mai di insegnarmi qualcosa, e perché riesce ancora a restituirmi il piacere autentico del fare l’artigiano.
Quando Tutto Trova il suo Posto
A lavoro ultimato, ciò che resta non sono solo sette bagni in Tadelakt, ma la consapevolezza di aver contribuito a dare forma a spazi destinati a durare nel tempo. In una villa di questo livello, nulla è pensato per essere effimero: ogni scelta, ogni materiale, ogni dettaglio è chiamato a convivere con gli anni, con l’uso quotidiano e con la bellezza che matura lentamente.
Il Tadelakt, in questo contesto, ha trovato il suo posto naturale. Non come semplice rivestimento, ma come materia viva, capace di dialogare con l’architettura, con la luce del lago, con l’idea stessa di lusso inteso non come ostentazione, ma come qualità profonda. È un materiale che richiede rispetto, attenzione e presenza, ma che in cambio restituisce superfici autentiche, mai uguali, cariche di carattere.
Ogni volta che termino un lavoro come questo, ho la sensazione di aver aggiunto un piccolo capitolo a una storia più grande: quella di una tecnica antica che continua a trovare spazio nel presente, adattandosi a luoghi straordinari senza perdere la propria identità. Ed è forse questo il privilegio più grande del mio mestiere: sapere che il Tadelakt, se lavorato con cura, non segue le mode, ma attraversa il tempo.
Nino Longhitano



